giovedì 15 ottobre 2015

Duffy the mascot

Duffy the mascot, conosciuto anche come The mascot, Puppy love o Devil's ball, è un' incredibile pellicola del 1933, che presenta un uso magistrale e modernissimo della tecnica di animazione denominata stop-motion.
Diretto da Ladislas Starevich regista Russo/Lituano/Francese, un autentico pioniere del genere che realizzò la prima animazione conosciuta in stop-motion (The Beautiful Lukanida-1912) nella quale venissero impiegati dei pupazzi, Duffy the mascot narra del rocambolesco viaggio intrapreso da un cane di pezza, al fine di portare un'arancia ad una bambina gravemente malata.

(Duffy)

Tutto ha inizio all'interno della misera dimora di una costruttrice di bambole e pupazzi.
Nel letto poco dietro di lei giace la figlia gravemente malata, la quale chiede alla madre un'arancia.
Purtroppo lo stato di grave povertà in cui versa la famiglia rende impossibile esaudire il semplice ed innocente desiderio della bambina, desiderio che viste le condizioni della piccola, potrebbe anche essere l'ultimo.
La madre, affranta e impotente, piange una lacrima all'interno del corpo di uno dei pupazzi che sta ultimando.
In una scena bellissima ed inquietante la lacrima inizia a pulsare venendo assorbita dalla stoffa, per poi mutarsi in un piccolo cuore che batte come fosse vivo.
Il pupazzo in questione è Duffy il cane, che forse per via della lacrima conservata nel suo corpo acquisisce oltre alla vita, un'anima gentile piena di preoccupazione ed amore per le sorti della piccola morente.
Oltre a Duffy altri pupazzi/bambole “abitano” nella casa. Verranno stipati in una scatola e spediti alla vendita finendo su di una carrozza postale, dalla quale fuggiranno grazie all'intervento di uno dei pupazzi, che raffigura un delinquente in perfetto stile della mala francese.
Duffy finirà in un mercato dove troverà un'arancia, ovvero esattamente quanto desiderava portare alla figlia della sua creatrice.
Scende la notte ed ogni cosa inanimata, ogni rimasuglio del mercato prende vita, dando inizio ad una folle festa danzante capeggiata dal Diavolo in persona.
Alla baldoria partecipano anche le bambole fuggitive che erano nel pacco assieme a Duffy, e in un tripudio di verdure smozzicate, bambole viventi, scheletri di animali che si ricompongono, demoni e strane creature Duffy dovrà difendere strenuamente l'arancia dalla bramosia degli altri, riuscendo infine a tornare a casa.
La piccola malata ricevendo il tanto desiderato frutto ritrova la salute, concedendo allo spettatore il lieto fine atteso dopo 20-25 minuti di fughe, lotte e situazioni pericolose, in ambientazioni oscure e sinistre.
Il motivo per il quale ho scritto 20-25 minuti, è spiegabile dal fatto che esistono due versioni della pellicola.
In una circa 6 minuti di film sono mancanti, precisamente la parte nella quale il diavolo compare, radunando i partecipanti al ballo.
Le due versioni sono comunque reperibili liberamente nel web.
Devo dire che sono rimasta rapita dalla bellezza di questo film, e vorrei rivederlo in qualità decente perché vi sono dettagli che purtroppo si perdono dentro sgranature e tonalità sballate.
Duffy è adorabile; il modo in cui si muove, gli atteggiamenti, denotano uno studio accurato e meticoloso dell'animale nella realtà, che mi trasmettono una sensazione di grande cura ed amore per il personaggio e l'intera opera.
Le azioni dei pupazzi sono fluide, naturali, le inquadrature efficaci, ed ogni cosa risulta magica, inquietante e bellissima.
Non mi stupisco che Tim Burton abbia preso Starevich come modello di ispirazione per le sue opere, e curiosando su questo regista ho visto che ha realizzato una versione di “Night before christmas” risalente al 1913 a questo punto da vedere assolutamente, anche se suppongo narri una storia ben diversa da quella di Burton.
Se la troverò, aspettatevi una recensione!
Per concludere, cercate Duffy the mascot e guardatelo. Il cane di pezza rapirà i vostri cuori in un batuffolo di tenerezza, la festa del Demonio saprà regalarvi piccoli brividi e divertimento, il tutto condito da una qualità che mai avreste pensato possibile negli anni '30, dove creatività, passione e fantasia la facevano da padrone, appioppando un sonoro calcio nel sedere a computer grafica, mancanza di amore e fantasia, mali che spesso affliggono produzioni e registi moderni.

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