venerdì 11 settembre 2015

Die puppe - The doll

Buongiorno, rieccomi dopo un bel po' di tempo, con una nuova “recensione”.
Vi giuro che la mia idea di partenza era quella di parlare di un libro a fumetti, ma ieri notte mi sono decisa a guardare l'ennesimo film muto e allora... 
Die puppe (The doll) è un film fantasy/romantico Tedesco del 1919, diretto da Ernst Lubitsch.
Il film è vagamente ispirato al balletto “Coppelia”.


Tutto inizia con il regista stesso, che costruisce sotto gli occhi dello spettatore un piccolo set o scenario di casa per bambole, dove inserisce due pupazzetti.
La finzione si muta in realtà ed i due pupazzi in persone vive, dando il via alla storia vera e propria.
Lancelot è il giovane nipote del Barone di Chanterelle, sin da subito presentato come un soggetto piuttosto maldestro, piagnucoloso e debole caratterialmente.
Lo zio, impaziente di mantenere viva la linea di famiglia, preme affinché il ragazzo decida di sposarsi.
Lancelot tuttavia non ne vuole sapere, e quando si trova di fronte al fatto che il Barone ha già distribuito in città un annuncio, col quale si invitano tutte le fanciulle in età da marito ad andare al suo palazzo per scegliere la futura moglie del nipote, fugge terrorizzato da quelle 40 femmine bramose di conoscerlo e conquistarlo.
La sequenza della fuga è molto carina e presenta il classico va e vieni già visto mille volte in altri film, dove il protagonista scappa correndo qua e la, attraverso varie ambientazioni.
Al termine della scena (a mio parere forse un po' troppo lunga) Lancelot cerca rifugio in un convento abitato da monaci tutt'altro che santi, il cui unico interesse è avere abbastanza denaro per mangiare in abbondanza, ed abbuffarsi di stinco di maiale e birra.
Il tempo passa ed i monaci si trovano a corto di risorse economiche, riunendosi tutti assieme per trovare una soluzione.
La scena durante la quale i confratelli cercano di prendersi carico delle preoccupazioni espresse dal reverendo padre è adorabile; ciascun monaco mette le proprie mani sulla testa del Reverendo, grattandogli gentilmente la cute.
Non so se abbia un significato preciso oltre a quello di essere buffa, ma a me ha fatto ridere!
La soluzione ai guai dei monaci, arriva sotto forma di annuncio sul giornale che uno dei fratelli sta leggendo: il barone promette 300,000 franchi al nipote, se deciderà di tornare da lui e prendere moglie.
Al grido di “300,000 franchi! Quanti stinchi di maiale si possono mangiare con questa cifra?” i monaci convocano Lancelot convincendolo a cercarsi una moglie, ed a cedere poi a loro il premio offerto dal Barone.
Per ovviare al fatto che il ragazzo NON vuole sposarsi esclamando “I will not marry a woman!” cosa che mi ha fatto pensare “E allora sposati un uomo” ma sorvoliamo, gli allegri fratacchioni che già pregustano le gioie di una bella mangiata, propongono a Lancelot di sposare una bambola.
In quei luoghi difatti abita Hilarius, un famoso artigiano di bambole, al quale il ragazzo potrà rivolgersi.
L'annuncio pubblicitario di Hilarius è esilarante, e ve lo riporto qua sotto.


Lancelot va dunque al laboratorio del costruttore di bambole, dove Hilarius aiutato dal suo apprendista, un ragazzino meravigliosamente maniaco e scaltro, sta terminando la sua ultima creazione: una bambola con le sembianze della sua adorata figlia Ossi.
Mentre Hilarius mostra a Lancelot la sua produzione, in una scena durante la quale tutte le bambole danzano per il ragazzo e gli si accalcano addosso facendolo morire di terrore, il piccolo apprendista mette in funzione la bambola con l'aspetto di Ossi, e balla con lei.
Sciaguratamente a causa di un incidente l'automa si rompe, e il ragazzino sprofonda nella disperazione.
Avviene così che Ossi decida di fingersi bambola, sino a quando la sua copia meccanica verrà riparata.
Quando Lancelot, spaventato dalla mancanza di moralità delle bambole ne chiede una di solidi principi, Hilarius propone al ragazzo Ossi, ignorando che si tratta di sua figlia e non della copia.
Da questo momento in avanti iniziano le divertenti scenette nelle quali Ossi cerca come può di continuare la sua farsa, in un susseguirsi di situazioni grottesche e comiche davvero deliziose.
Si tratta di meccanismi visti e stra-visti ma sempre efficaci, meccanismi sui quali la comicità si basa da sempre, e che non stancano praticamente mai.
Naturalmente assistiamo ad un lieto fine quando Ossi si rivela per quello che è cioè umana e non bambola, e Lancelot nel frattempo innamoratosi di lei la bacia.
Ho trovato il film delizioso e spassoso nella sua leggerezza, ben recitato e ricco di dettagli squisiti e un po' folli, che compaiono qua e la lungo la storia, facendoti sorridere e trasportandoti in un'atmosfera fiabesca, irreale.
Animali impersonati da sagome, la luna disegnata nel cielo, cavalli che non sono tali bensì persone in costume.
Le scenografie sono bellissime! La casa/laboratorio di Hilarius l'ho amata sin da subito, ed anche l'abbigliamento del giovane apprendista (credo lo ruberò per qualche mia storia).
Ossi Oswalda (sì, la protagonista porta lo stesso nome dell'attrice che la impersona) nel ruolo della finta bambola dona all'intera pellicola luce e fascino, grazie alla sua impeccabile interpretazione ricca di espressioni grottesche e buffe, e la capacità di vestire i panni della bambola con grande maestria e naturalezza.
La scena dove balla di fronte ai monaci è splendida, non si può fare a meno di amarla.
In definitiva consiglio davvero la visione di questo grazioso film muto, liberamente disponibile nel web.
Ho passato un'ora e rotti in allegria sorprendendomi a ridere e sorridere come una bimba, godendo dell'atmosfera spensierata e fiabesca che questa pellicola regala.
Date una chance a “Die Puppe”, e come sempre se vi va, scrivetemi le vostre impressioni.

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