lunedì 10 agosto 2015

The hands of Orlac

Quando ho deciso di affrontare questo film, nella mia mente si è materializzata l' ormai celeberrima scena del dialogo tra il Ragionier Fantozzi e Guidobaldo Maria Riccardelli.
“Le piace il cinema espressionista tedesco???”.
Ammetto di essermi sentita molto solidale col povero Fantozzi durante la visione della pellicola di cui sto per parlarvi, visione piuttosto faticosa, superata solo grazie ad ostinazione e al mio imbarazzante amore per Conrad Veidt, l'attore protagonista.
Ma partiamo con la “recensione” vera e propria.
The hands of Orlac è un film horror Austriaco del 1924 diretto da Robert Wiene, già famoso per il suo The cabinet of Dr Caligari da me visionato diverso tempo fa, e il cui protagonista era sempre Veidt.
The hands of Orlac narra la storia di Paul Orlac, un famoso pianista (Veidt), che durante il viaggio di ritorno verso casa dopo una serie di fortunati concerti resta coinvolto in uno spaventoso incidente ferroviario, nel corso del quale perderà l'uso delle preziosissime mani.
Yvonne, la moglie del pianista, scongiura un chirurgo di provata bravura affinché salvi le mani del marito.
Il luminare giura che farà il possibile, e trapianta ad Orlac le mani di Vasseur, un criminale appena giustiziato sulla ghigliottina.
Per la quasi totalità del film assistiamo al delirio di Orlac, che venuto a sapere dell'operazione è persuaso che le mani a lui trapiantate siano malvagie e in grado di condizionare la sua mente, spingendola a compiere atti criminosi.
Questo gli rende impossibile suonare il piano o toccare la moglie, portando lo sventurato in un gorgo di disperazione e pensieri ossessivi.

(Orlac non riesce a toccare la moglie)

La famiglia dunque cade in miseria, e Yvonne si reca dal suocero per implorare aiuto, venendo respinta.
A questo punto è lo stesso Orlac ad andare dal padre, ma quando giunge da lui scopre che è stato assassinato. Sul cadavere dell'uomo sta infisso il pugnale che Vasseur usava durante i suoi crimini, insinuando in Orlac il dubbio di aver commesso il delitto.
Uscito dalla casa paterna entra in un caffè dove incontra uno strano individuo, che afferma di essere Vasseur.
Egli rivela ad Orlac, di come il medico che gli ha trapiantato le mani abbia eseguito la medesima operazione anche su di lui.
La testa  dell'assassino è stata rimessa sul suo corpo, consentendo all'uomo di vivere ancora.
Inoltre Vasseur mostra al pianista le proprie mani le quali appaiono artificiali e rigide come fossero di metallo, e ricatta il musicista chiedendo un'ingente somma di denaro, che dovrà essere portata in un luogo preciso.
Se Orlac non consegnerà il denaro pattuito, Vasseur farà la spia circa l'omicidio appena avvenuto.
Nel frattempo sulla scena del delitto interviene la polizia, verificando che le impronte di Vasseur si trovano ovunque.
Il fenomeno manda tutti in confusione, datosi che in teoria dovrebbe essere morto.
Paul e sua moglie decidono dunque di andare alla polizia per raccontare la loro verità, ma le impronte presenti sulla scena del delitto incastrano il pianista che viene salvato dall'arresto in extremis, quando racconta dell'uomo che dice di essere Vasseur e del ricatto.
Si scopre dunque che quest'ultimo è un truffatore chiamato Nera, ben noto alle forze di polizia.
Nera, un vecchio amico del defunto Vasseur ha inscenato ogni cosa grazie alla complicità della cameriera di casa Orlac, nel tentativo di spillare ingenti somme di denaro al pianista.
Tutta la storia della testa trapiantata è un falso, ed anche le mani del criminale non sono artificiali.
La domestica rivela inoltre che l'omicidio del padre di Orlac è stato portato a termine da Nera, mentre indossava dei guanti in gomma ricavati da un calco in cera, che riproduce le impronte digitali di Vasseur.
Nera è anche l'effettivo esecutore degli omicidi dei quali era stato incolpato Vasseur, il quale era dunque innocente.
Questo solleva l'animo di Orlac riportandolo alla vita, facendo intendere che da quel momento in avanti egli sarà nuovamente in grado di suonare il piano.
Il film ha una storia tutto sommato interessante, e presenta un plot twist finale che lo avvicina all'altra opera di Weine ovvero  The cabinet of Dr Caligari, ma al contrario di quest'ultimo fallisce il bersaglio, perdendosi in lungaggini esasperanti ed eccessive.
Lo stile di recitazione esagerato, i movimenti lentissimi, e la tensione nei corpi degli attori che spesso si spostano sulla scena camminando come zombie sofferenti, inseriti in un contesto grottesco, distorto e malato come quello presentato in Caligari avrebbero avuto la loro funzione, mentre in the hands of Orlac il tentativo di Weine di inserire elementi espressionisti in un' ambientazione per così dire normale, ha dato vita ad un miscuglio poco azzeccato, e assai difficile da digerire.
Il film si trascina per più di un'ora e mezza nel nulla quasi totale, per poi rianimarsi sul finale, quando ogni cosa si sviluppa e viene svelata.
Conrad Veidt appare sempre eccellente nonché (coff) bellissimo, anche se l'ho trovato meno incisivo in questa pellicola, dove il ruolo a lui assegnato l'ha costretto a spingere troppo su di una mimica esageratamente drammatica, a discapito della sua capacità di rendere le emozioni impiegando solamente gli occhi, o infinitesimali cambiamenti di espressione.
Ho trovato Alexandra Sorina l'attrice che impersona Yvonne piuttosto fastidiosa ed eccessivamente drammatica nella sua interpretazione, ed alcune scene si sono rivelate talmente lente, da farmi venire una gran voglia di abbandonare la visione del film.
In una in particolare, quella del tentativo della cameriera di “sedurre” la mani di Orlac, passano circa 6 minuti di azioni lentissime, che metterebbero alla prova la pazienza di chiunque.
Di questo film ho apprezzato l'atmosfera oscura, la resa del bianco e nero, e il rigore teutonico e geometrico sul quale le scene sono state costruite, rendendole del tutto simili a dipinti, o dando allo spettatore la sensazione di essere a teatro, e non davanti ad uno schermo.
Questa inquadratura ad esempio, mi è piaciuta moltissimo.


Osservate le linee sulle quali è sviluppata, e come l'occhio vaghi in modo preciso giocando tra  gli elementi presenti, ovvero il tizio con il grembiule bianco sul fondo, il lume in alto, e Orlac sulla sinistra.
Non la trovate una composizione splendida? Aspetto il giudizio di chi se ne intende per capire se è solo un'impressione mia, o no.
Sinceramente se non siete persone molto curiose e molto pazienti non vi consiglio di guardare il film, a causa dei motivi spiegati nella recensione. Considerate però che viene inserito nella classifica dei film horror di epoca muta, più belli di sempre.
Alla luce di ciò potreste anche dargli un'opportunità, così come ho fatto io.
Se lo farete, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, e come vi è sembrato.


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