Una
serie di sfortunati eventi esistenziali mi ha tenuta lontana da
questi schermi davvero MOLTO a lungo.
Per
circa sei mesi non ho avuto con me il PC ed ho vissuto in maniera
alquanto precaria, ma oggi, finalmente meno angosciata, ho visionato
il film del quale vi voglio parlare.
Definito
uno dei film più interessanti mai realizzati, Meshes of theAfternoon rappresenta un viaggio onirico, allucinato, folle forse,
dentro il quale lo spettatore può individuare molti significati.
Realizzato
da Maya Deren e da suo marito Alexander Hammid nel 1943, ha una
durata di 14 minuti, ed è
stato originariamente pensato come un film privo di colonna sonora.
Successivamente,
nel 1959, il film è
stato arricchito dalla colonna sonora inquietante e scarna composta
da Teiji Ito, terzo marito della Deren.
Nel
film vengono mostrati alcuni elementi ricorrenti, che ad uno
psicologo o studente di psicologia potrebbero comunicare simbologie
bene definite legate alla parte inconscia della mente umana, ma che
per me, misera profana, hanno assunto significati dei quali vi
parlerò poi.
Gli
elementi in questione sono: un coltello, una chiave, un fiore che
somiglia molto ad un grosso papavero, un giradischi, ed un telefono
con la cornetta staccata.
Inoltre
nel film vi è
una ripetizione circolare di eventi, e la presenza inquietante
di una misteriosa figura ammantata di nero.
Raccontare
la trama di questo corto, è
alquanto difficile.
Tutto
gioca attorno agli oggetti che vi ho descritto prima, alla
circolarità delle azioni, e alla misteriosa figura.
Un
braccio, innaturalmente lungo, posa un fiore a terra.
Una
donna lo raccoglie. Sale delle scale verso casa sua, e quando sta per
aprire la porta le sfugge di mano la chiave. La chiave rimbalza giù,
lungo gli scalini. La donna la riprende, entra in casa, vede un
coltello in una pagnotta, e il ricevitore del telefono staccato.
Sale al
piano di sopra, entra in stanza da letto: c'è un giradischi che
suona a vuoto. La donna lo ferma. Scende di nuovo, arriva in un
salotto e cade addormentata su di una poltrona..
Nel
sogno vede se stessa inseguire una figura ammantata di nero. La
figura porta con sé il
fiore. La donna lo raccoglie e sale lungo le scale per tornare a
casa.
Se
nella prima scena non potevano vedere il viso della donna, nella
seconda è visibile.
La
donna, con fare guardingo, entra in casa.
Sugli
scalini per il piano superiore c'è il coltello.
Sale le
scale al rallentatore, apparentemente affaticata, ed arriva nella
stanza da letto. Sul letto c'è il ricevitore del telefono. Nascosto,
il coltello.
Nel
coltello si riflette brevemente la sua faccia (deformata)
La
donna copre il coltello, e rimette il ricevitore del telefono al suo
posto.
Senza
alcun preavviso, cade dalla finestra.
Ma non
è all'esterno.
La
vediamo contorcersi sulle scale in una serie di cambi di angolazione
della camera, che danno allo spettatore una sensazione di
claustrofobia e pericolo.
La
donna vede se stessa, al piano inferiore, addormentata sulla
poltrona.
Il
giradischi suona a vuoto.
Si
sporge, ed è come se lo
spazio si restringesse di colpo.
La
donna spegne il giradischi.
Dalla
finestra scorge la figura ammantata di nero con il fiore in mano.
Scorge
se stessa che insegue la misteriosa creatura, si ferma, sale le scale
che conducono a casa sua.
La
donna che guarda dalla finestra toglie una chiave dalla bocca:
è la chiave di
casa.
La
donna che stava salendo le scale, apre la porta.
Vede la
figura ammantata di nero. La segue lungo le scale per il piano
superiore.
Con
angolazioni distorte e l’uso del rallenty, lo spettatore viene
nuovamente trascinato nell'atmosfera soffocante vissuta prima.
La
donna cerca di inseguire la creatura, ma è
come se non avesse forze.
Nuovamente
lo spazio si deforma e restringe.
La
donna si arrampica sulle scale; vede la figura nera posare il fiore
sul letto.
Sembra
dire qualcosa, forse implorare.
La
creatura si gira, rivelando il suo volto: uno specchio.
Svanisce
di colpo.
La
donna, è a piano terra.
C'è il
coltello vicino a lei.
Vede se
stessa dormire sulla poltrona. Dalla finestra scorge la figura nero
vestita. Di nuovo scorge se stessa che la insegue, si ferma, sale le
scale.
Dalla
bocca della donna che guarda esce una chiave.
È
la chiave di casa.
La
chiave muta in coltello.
La
donna va in cucina, dove vede due se stessa sedute ad un tavolo.
Mette
il coltello sul tavolo e si siede.
Il
coltello ridiventa chiave.
Ad una
ad una le donne prendono la chiave.
Ogni
volta che viene portata via da una di loro, riappare.
La
terza donna prende la chiave; il palmo della sua mano, è
nero. La chiave, ridiventa coltello.
La
donna cerca di uccidere la se stessa che dorme sulla poltrona.
All’ultimo
momento si sveglia, e davanti ai suoi occhi c'è un uomo.
L’uomo
ha il fiore in mano.
Rimette
a posto il ricevitore del telefono che si trova sulle scale.
Sale al
piano superiore. La donna lo segue.
In
camera da letto posa il fiore sul materasso, così
come aveva fatto la nera figura.
La
donna guarda il fiore.
La
camera indugia sul fiore, si sposta, mostrando il volto dell’uomo
riflesso in uno specchio.
La
donna si sdraia sul letto assieme all’uomo.
L’uomo
si china verso di lei.
Il
fiore, che giace sul cuscino accanto al viso della donna, muta in
coltello.
La
donna lo prende, gettandolo addosso all’uomo.
La
realtà si infrange come uno specchio, rivelando una veduta oceanica.
Frammenti
cadono sulla spiaggia.
Stacco.
L’uomo
sta tornando a casa.
Vede il
fiore per terra e lo raccoglie.
La
chiave è nella toppa.
Gira la
chiave ed entra in casa.
Vede la
donna sulla poltrona.
Il
giradischi accanto a lei, distrutto.
La
donna è
morta; si presenta ricoperta di alghe e frammenti di vetro.
Nella mano sembra tenere il coltello.
Fine.
Al di
là delle analisi di tipo
femminista che questo film sembra avere (la solitudine della donna
lasciata sola a casa, lo struggimento della figura femminile nel
trovare una identità libera dalle imposizioni maschili) e ad analisi
di tipo squisitamente psicanalitico, io in questo film, mano a mano
che le immagini scorrevano, ho visto una efficace rappresentazione
della malattia mentale;
la
depressione, nello specifico.
La nera
figura che irrompe nella vita della donna può essere vista come una
rappresentazione della malattia, che trasforma la quotidianità in un
labirinto di azioni circolari, di giorno in giorno sempre più
distorte e disturbate.
La
persona perde la propria identità, cerca di ritrovarla (la chiave
per la porta di casa), ma si ritrova in una realtà identica, e allo
stesso tempo sempre più malata.
Ogni
azione si trasforma in sofferenza.
Salire
le scale, muoversi diventa difficile come se ci si muovesse al
rallentatore prima, e senza alcuna forza o volontà, poi.
Il
coltello è sempre
presente, come simbolo del desiderio di annientare se stessi.
Appare,
scompare, si muta in chiave (mezzo con il quale cercare di
ricostruire la propria normalità) e poi nuovamente in arma che
ferisce ed uccide.
Il
telefono staccato, ai miei occhi, simboleggia l'incapacità di
comunicare il proprio malessere al mondo.
Quando
l’uomo torna e lo rimette al suo posto, è
perché non ha colto i segnali di sofferenza della donna.
Si
tratta di una cosa che capita molto spesso: le persone che circondano
un depresso possono intuire un malessere, cercano conferma dal malato
stesso, il quale al 99.9% dei casi, negherà il problema.
Quindi,
rassicurati, metteranno una pietra sopra alla cosa. (rimettere il
ricevitore al suo posto, ristabilire la normalità.)
L’uomo,
quindi, diviene una sorta di simulacro del malessere vissuto dalla
donna.
Non
essendo lui in grado di vedere, di aiutare e proteggere, diviene esso
stesso la malattia.
La
lotta costante tra desiderio di andare a vanti, vincere sulla
depressione, e quello di cedere, attraversa tutto il film.
Sfortunatamente
il costante oscillare tra desiderio ricostruire e quello di
annientare se stessi termina con la vittoria di quest’ultimo,
portando la donna ad un ben triste finale.
Ogni
speranza svanisce, (come la chiave che diventa coltello) e la donna,
sia inconsciamente che consciamente, decide di farla finita.
La
realtà nella quale viveva si infrange, rivelandosi solamente una
illusione.
Ciò
che appare dietro di essa è
la vastità dell'oceano che inghiotte, inglobando dentro di sè
ogni cosa, in un abbraccio gelido ma rassicurante.
Il
fiore che appare nel film, sembra un papavero.
Essendo
il film in bianco e nero appare bianco, e quindi non sono sicura si
tratti davvero di un papavero.
Potrebbe
essere un Anemone.
Ho
controllato nel web il significato di questo fiore, trovando quanto
segue:
“L’Anemone
rappresenta l’effimero e l’abbandono. Un amore tradito, una
speranza mal riposta, e viene regalato quando si vuole far notare a
qualcuno di essere stati trascurati soprattutto in amore, ma non
solo. Anche un amico può usare questo fiore per dimostrare di
sentirsi abbandonato.”
Il che,
calza perfettamente con le analisi che sono
state fatte del film, e che io stessa ho elaborato.
Il
Papavero, invece, nella sua colorazione bianca, sembra avere il
seguente significato: consolazione, sonno, sventura.
Anche
questo significato, calza molto bene a quanto viene mostrato nel
film.
In ogni
caso, come ogni film espressionista, va interpretato.
Questa
che avete letto, è la
mia interpretazione.
Non ho
idea se sia mai stata fornita una spiegazione “ufficiale” di
questo corto, ma tutto sommato è
bello poter visionare una pellicola, vedendovi ciò che la propria
mente, il cuore, comunicano ai sensi.
Con
questo vi invito a vederlo, (è
liberamente disponibile su YouTube, ma cercate la versione con la
colonna sonora del 1959) ed a compire un viaggio attraverso simboli,
immagini, sensazioni, e… tutto quello che volete!
Alla
prossima!